Senegalese insultato: adesso il cameriere rischia di essere denunciato per calunnia

GIULIANOVA – Rischia di diventare un caso giudiziario il presunto caso di razzismo negli uffici della Asl di Giulianova. Ma non per la querela del cameriere italo-senegalese che ha denunciato di essere stato apostrofato malamente da un assistente amministrativo. Sia lui che la Asl di Teramo, infatti, sono intenzionati a trascinare in tribunale il 39enne Ibrahima Diop, per aver calunniato il dipendente pubblico e per aver procurato un danno di immagine all’azienda sanitaria teramana. E’ evidente a tutti, il differente ‘peso’ delle due misure. Da un lato la denuncia per ingiurie – che lo ricordiamo è reato depenalizzato -, dall’altro la richiesta di procedere per un reato che comporta una condanna da 2 a 6 anni. In queste ore, forte dei risultati di una delle inchieste avviate sul caso, quella della azienda sanitaria locale, Fabrizio Retko, il legale del dipendente pubblico, è stato chiaro: «Si è trattato di una condanna senza processo – ha detto l’avvocato giuliese -. L’ipocrisia. Quella che ha caratterizzato la miserevole campagna mediatica portata contro di lui a livello locale e nazionale». Secondo Retko a A Giulianova «mai è esistito il problema razziale e tanto è dimostrato dal fatto che plurimi sono i rapporti affettivi sorti tra italiani e stranieri di ogni nazionalità, tuttora perduranti, è oltremodo inopportuno e disdicevole, soprattutto per coloro che rappresentano la comunità a carattere locale e regionale, assumere comportamenti che alimentino situazioni di conflitto sociale ed etnico, giacchè, da generici, non ne conoscono la portata ed il potenziale esito impattante». Ci sarebbe stato, in sostanza  uno schieramento, soprattutto da parte di alcuni soggetti politici, a favore «della colpevolizzazione  del dipendente della Asl, riconoscendo valenza di prova inconfutabile al racconto del soggetto di etnia senegalese ed accusando implicitamente di falsa testimonianza il personale della Asl ed un tecnico estraneo alla struttura, sentiti in merito alla vicenda. L’accusa equivale a dire che tali italiani sono dei malfattori, avendo coperto con ignominia, la responsabilità del loro collega – ha aggiunto Retko -». Il riferimento particolare dell’avvocato giuliese è stato nei confronti del Governatore Luciano D’Alfonso e del sindaco Francesco Mastromauro, il primo «che, al bisogno, ha ritenuto vero ed utile – dice il legale giuliese – pensare che in Italia viga il principio della non colpevolezza se non provata giudizialmente; il secondo, avvocato penalista, il quale ben conosce il cennato principio della presunzione d’innocenza ma, per ragioni sue proprie, ne dimentica l’attualità e si dispone ad avallare la richiesta di una esemplare e dura condanna».
In queste ore analoga ipotesi di iniziativa verrà valutata dalla Asl di Teramo, che già sulle prime, sulle risultanze del lavoro svolto dal responsabile del Distretto sanitario di base di Roseto, Giandomenico Pinto, da cui dipende la struttura pubblica dell’ex Ospizio Marino di Giulianova dove si sarebbero svolti i fatti, aveva ipotizzato il ricorso all’iniziativa giudiziaria di tutela. Una eventuale conferma su questo piano aggraverebbe la situazione, spostandola decisamente sul piano penale, e la condotta Diop con le sue accuse di razzismo verrebbero valutate dalla magistratura. Il cameriere italo-senegalese da anni radicato nella cittadina di Roseto, non avrebbe portato a sostegno della sua querela, elementi in grado di confutare le testimonianze dei altri quattro dipendenti della Asl e di un tecnico esterno addetto alle manutenzioni presenti al momento del suo passaggio negli uffici pubblici, i quali hanno affermato che alcun alterco tra Diop e l’assistente amministrativo si sarebbe verificato. Logica vuole far presupporre che, parimenti, anche l’indagine dei carabinieri di Giulianova, stimolata dalla querela del cameriere di colore, e con valore dirimente rispetto a quanto raccolto e riferito finora, potrebbe aggiungere qualcosa di nuovo a quanto già noto e raccontato dai presenti all’ex Ospizio Marino.